Ricerca: Codice identificativo = IT/ItRC/00309052
Lista sintetica

scheda bibliografica validata Scheda bibliografica certificata
Tipo: Testo a stampa, Monografia
Autore principale: Alberti, Girolamo (sec. XVIII ; Italia)scheda di autorità
Titolo: Introduzione all’arte nautica per instruzione, ed esercizio de' piloti, capitanj, e comandanti di vascelli sopra il mare, e l' uso, che debbe farsi degl'istrumenti a ciò necessarj
Edizione: 2ª ed. riveduta, e diligentemente corretta
Pubblicazione: Venezia : appresso Giambatista Albrizzi q. Girolamo, 1737
Descrizione fisica: [14], 293, [1] p., [25] c. di tav. : ill. ; 4°
Titolo uniforme: Introduzione all’arte nautica per instruzione, ed esercizio de' piloti, capitanj, e comandanti di vascelli sopra il mare, e l' uso, che debbe farsi degl'istrumenti a ciò necessarj
Impronta: e.n- PaRe o.i loin (3) 1737 (R)
Note riferite ai numeri di identificazione: π² a⁸(-a) A-2N⁴ [ӽ⁴] 2O² (-2O). - Antiporta calcografica firmata all’angolo inferiore sinistro "Joseph Baronus fe." e al centro "Gio Ant. Lazari pinx", rappresentante due studiosi nell'atto di conversare che si rivolgono lo sguardo: uno seduto con in mano un compasso su un foglio. Una sfera armillare (allegoria dell’astronomia) è poggiata sul tavolo. L'altro, in piedi, con una mano tiene una verga verticalmente, con l'altra indica una sfera, contornata da strumenti di misurazione, che riporta il motto "Felicitas, Securitas, Audacia sub experto secus" ; nel frontespizio marca tipografica rappresentante l'allegoria di Venezia ; a seguire un'altra antiporta calcografica firmata all’angolo inferiore sinistro "Luca Carteuariis Inue." e a quello destro "Joseph Baronus Incid. Vene." rappresentante allegoricamente la città di Venezia dopo una tempesta: un leone alato con la spada tiene un libro aperto con la scritta latina "pax tibi, Marce, evangelista meus («pace a te, Marco, mio evangelista»), parole che, secondo una leggenda, un angelo apparso in sogno a s. Marco, sbarcato in un'isola della laguna veneta, avrebbe pronunciato, quasi a significare che tra la popolazione veneta il santo avrebbe trovato riposo, venerazione e onore. Un occhio (il sole) si fa largo in cielo, tre mani, di cui due escono da nuvoloni grigi, tirano un quarto di luna, un uomo si adopera ad aggiustare la parte superiore di un faro venuta giù verosimilmente durante la tempesta. Altri due uomini alla base del faro fissano una cornice tonda intrecciata con la scritta sotto a un albero "NON FRANGOR". Una donna (protettrice dei naviganti), con lo sguardo rivolto verso i due uomini, è ai piedi del faro e ha tra le mani una nave, mentre ai suoi piedi si osservano, libri, mappe e strumenti di misurazione legati alla navigazione, alla nautica e all'astrologia, utili al tracciamento di rotte e di venti. Sullo sfondo Nettuno in mare ritto su di un carro trainato da cavalli marini, e con un tridente nella mano destra come simbolo di comando. In basso tra gli strumenti scientifici la scritta "PATRIAE NUNQUAM SATIS". Si notano anche lettere messe su oggetti come a creare un rebus. - A c. a2 r "Prefazione", a c. a2v "Noi riformatori dello studio di Padova", a c. a3r lettera ai lettori con testatina xilografica parlante a linea nera su fondo bianco e iniziale xilografica in cornice arabescata a linea nera su fondo bianco, a c. a5r indice dei capitoli su due colonne ; a c. 2L3r "Indice d'alcuni termini di marina" scritto su due colonne ; il fascicolo "ӽ⁴" contiene "Pauiglione della Rep.ca di Venezia", seguito da 83 figure di bandiere a c.2Or "Avvertimento al legatore..." ; a c. 2Or "Avvertimento al legatore...". - Tabelle, tavole, testatine, finalini e iniziali xilografiche diffusi nel testo. - C. 2O v bianca. - Le c. di tav. contengono 109 fig. - Carattere romano ; corsivo
Nota riferita alla copia catalogata: Legatura in pergamena rigida color giallino. - Mancano le carta di guardia.- Nella parte centrale del frontespizio nota di possesso sbiadita manoscritta, in basso resti di carta strappata coprono parte del nome dello stampatore e dell'anno di pubblicazione, in basso a destra timbro ellittico a inchiostro nero "Storia tecnica - CNR - Genova". - La carta contenente la prefazione compare prima della lettera all'autore rispetto alle altre opere digitalizzate dove invece viene dopo l’indice dei capitoli. - C. B2 segnata erroneamente A2. - In basso a c. E4r, T3r e 2F4r evidente cancellatura a penna su precedente timbro di provenienza. - C.2O2 verosimilmente strappata. - Nel verso della fig. 109 timbro rettangolare a inchiostro nero con numero di inventario "CNR Genova - Storia tecnica"
Marca editoriale: Venezia. Donna coronata seduta sulla groppa di leone alato regge con destra scettro, con sinistra libro. Sullo sfondo tritone insegue cavallo tra onde. scheda di autorità
Responsabilità secondarie: Albrizzi, Giovanni Battista (1698-1777 ; Giornalista) [Stampatore]scheda di autorità
Carlevarijs, Luca (1663-1730 ; Artista) [Disegnatore]
Tipo autore: Persona
Nome autore: Carlevarijs, Luca (1663-1730 ; Artista)
Datazione: 1663-1730
Nota biografica: Dopo la morte dei suoi genitori si trasferì dalla città natale di Udine a Venezia insieme alla sorella maggiore Cassandra, prendendo alloggio in un’abitazione di proprietà del monastero dei Carmini, sua residenza fino alla fine dei suoi giorni. Si sposò con Giovanna Suchietti, figlia dell'orefice Bastiano, da cui ebbe tre figli: Marianna fu allieva della pittrice Rosalba Carriera. Nel 1714 fu interpellato dal magistrato di Udine per esprimere un parere sul progetto di Domenico Rossi per la riforma del duomo cittadino (un’analoga richiesta gli era pervenuta da Conegliano nel 1712 e poi nel 1723 sarebbe stato interpellato dai procuratori di S. Marco) e intorno al 1718 realizzò una Veduta di piazza Contarena (ora di proprietà privata), preceduta da un disegno (conservato nel Museo delle belle arti di Budapest). Secondo le fonti, il C. non ebbe uno stabile apprendistato presso qualche maestro veneziano, preferendo piuttosto cogliere influssi provenienti da diverse direzioni; tuttavia la sua produzione, specie quella giovanile, evidenzia derivazioni dalle esperienze di Johan Anton Eismann, la cui bottega è presumibile abbia frequentato all’inizio degli anni Ottanta, insieme a suggestioni provenienti dal cavalier Tempesta, dal Reder e dal de Heursch, seguendo idee antibarocche e vicine ai temi dei “bamboccianti”. A lui si deve quindi l’avvio della grande e fortunata stagione del vedutismo veneto, che in seguito vedrà i suoi apici in Canaletto e Bellotto. Essa differisce rispetto ad altre esperienze, come quella romana del neerlandese van Wittel, per la capacità dell’artista di coniugare la precisione della raffigurazione (ottenuta anche con l’ausilio della “camera ottica”) con un’interpretazione del tutto personale del soggetto, non tanto per le scelte prospettiche adottate, quanto per la ricerca di un insieme di elementi, luci, atmosfere, situazioni e personaggi che cercano quasi di instaurare un dialogo "sentimentale" con l’osservatore. Si ritiene che la sua prima opera sia una "Battaglia navale" (di collezione privata) a cui seguono, verso la fine degli anni Ottanta, tre grandi tele per il portego della dimora dei Zenobio (ora collegio dei padri armeni mechitaristi), un Paesaggio con cascata e carovana, un Paesaggio con scena di mercato e un Porto di mare. Per la chiesa veneziana di S. Pantalone ha invece prodotto nel nono decennio del Seicento gli unici brani di soggetto religioso del suo catalogo e i soli in cui sono assenti riferimenti architettonici: Giuseppe venduto dai fratelli e Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia, composizioni in cui comunque predomina l’aspetto paesaggistico. L’anno che segna l’avvio del vedutismo veneziano è il 1703, quando l'artista pubblica la serie di incisioni dal titolo "Fabriche e vedute di Venetia" e realizza il dipinto che illustra "l’Ingresso dell’ambasciatore francese de Charmont in palazzo Ducale". Nella prima delle imprese ricordate, un album composto da centouno acqueforti che riproducono altrettanti scorci veneziani, l’artista udinese ha dato vita, sicuramente dopo anni di studi preparatori, a una vera e propria galleria di immagini, in cui ha fissato il volto cittadino, tramandando così un importantissimo corpus grafico e un fondamentale elemento di paragone per tutte le successive operazioni vedutistiche legate alla Dominante. Al contempo, con la tela che commemora l’arrivo del rappresentante di Luigi XIV (avvenuto nel 1703), l’autore introduce in laguna una nuova maniera di illustrare la realtà urbana, ancorata a ben precisi contesti architettonici, la quale dà avvio ad un itinerario espressivo che lo condurrà nel giro di poco tempo a esiti pienamente vedutistici. Contemporaneamente a tali opere Carlevarijs prosegue nella produzione di dipinti legati al genere dei capricci con porti di mare, che gli avevano già conferito una notevole fama, mettendo in luce la complementarietà fra i generi di fantasia e le vedute. Il secondo decennio del XVIII secolo segna il momento della piena maturità del maestro friulano, che in tale periodo sigla dei veri capolavori nell’arte della veduta, per altro non legati a occasioni commemorative: come lo spettacolare dipinto che raffigura Il molo con il palazzo Ducale e la Libreria eseguito intorno al 1715, in collezione privata (Succi) e la Piazza San Marco verso la basilica, forse “pendant” del precedente, nonché Piazza San Marco con la torre dell’Orologio, La Piazzetta e piazza San Marco dalla porta della Carta e Il molo del bacino di San Marco, questi ultimi in raccolte private. A un preciso avvenimento si riferisce invece la Regata in onore del principe elettore Federico Augusto di Sassonia del 1716, ora all’Ermitage. Per quanto riguarda la fortunata serie dei capricci, non sono noti esemplari eseguiti dopo il 1714, segno di una dedizione pressoché totale al genere della veduta, che evidentemente stava incontrando un grande successo. A riprova del grado di affermazione ormai raggiunto dall'artista, vi sono commissioni di prestigio e una serie di opere indirizzate a importanti collezionisti: la serie di quattro vedute richieste da Crowe, console britannico a Genova, eseguite tra il 1720 e il 1723 (oggi nella collezione Talbot di Kiplin Hall), o i quattro dipinti del 1726 per il federmaresciallo von Schulenburg (due sono in collezioni private e i restanti nel Seattle Art Museum e nel Country Museum of Art di Los Angeles). Tuttavia, nonostante l’intensa attività, l’inizio del terzo decennio del Settecento segna l’avvio di una parabola discendente per il Carlevarijs che si evidenzia in una generale caduta della qualità esecutiva e in una certa stanchezza nelle invenzioni prospettiche, forse anche in conseguenza all’emergere e al progressivo affermarsi del nuovo talento vedutistico di Canaletto. Nel 1728 l’affievolirsi della forza espressiva si accompagna al declino fisico, poiché l’artista udinese viene colpito da una forma progressiva di paralisi che nel corso di un biennio lo porta alla morte
Registrazione n°: IT/ItRC/AUTHA/00062392
data di creazione: 30-12-2020
data di aggiornamento:
30-12-2020

Baroni, Giuseppe (sec. XVIII ; Venezia) [Incisore]scheda di autorità
Lazzari, Giovanni Antonio (1639-1713 ; Italia) [Disegnatore]scheda di autorità
Ruffoni, Jacopo (sec. XVII-XVIII ; Italia) [Incisore]scheda di autorità
Lingua della pubblicazione: Italiano
Paese di pubblicazione: Italia
Codice identificativo: IT/ItRC/00309052
data di creazione: 30-12-2020
data di aggiornamento: 30-12-2020
Monografia digitalizzata

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