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scheda bibliografica validata Scheda bibliografica certificata
Tipo: Testo a stampa, Monografia
Autore principale: Robilant, Spirito Benedetto Nicolis di (1724-1801 ; Ingegnere e mineralogista)
Tipo autore: Persona
Nome autore: Robilant, Spirito Benedetto Nicolis di (1724-1801 ; Ingegnere e mineralogista)
Datazione: 1724-1801
Nota biografica: Fu avviato presto alla vita militare e a una formazione tecnica, apprendendo i principi dell’architettura dal noto ingegnere Antonio Bertola e dell’artiglieria dall’ingegnere e comandante Antonio Felice De Vincenti, che aveva progettato il nuovo Arsenale di Torino. In servizio nel Corpo Reale d’Artiglieria dal 1742, durante la guerra di Successione austriaca fu sul campo di battaglia come luogotenente, distinguendosi a Campo Santo (1743), ma soprattutto come ingegnere, partecipando agli assedi di Modena, della Mirandola e della Rocca di Piacenza. Il suo intervento durante le operazioni di difesa della fortezza di Demonte riuscì a evitare l’esplosione della polveriera. In seguito agli assedi di Valenza, Montalbano, Villafranca, Savona, Finale Ligure e Ventimiglia, si dedicò a un intenso periodo di viaggi esplorativi che ebbero una funzione fondamentale per la formazione dei futuri ingegneri militari piemontesi, esito anche dell’azione che era stata compiuta dai diplomatici sabaudi. Nel 1749 il re di Sardegna aveva autorizzato una missione che Robilant, in compagnia di quattro cadetti delle Reali Scuole teoriche e pratiche d’artiglieria e fortificazioni, intraprese nell’Europa nord-orientale, in Sassonia, Turingia, Austria, Boemia e Ungheria. Obiettivo del viaggio era quello di raccogliere le informazioni necessarie per migliorare le attività estrattive e metallurgiche nel Regno di Sardegna. A Freiberg, in Sassonia, per circa un anno, Robilant frequentò i corsi di chimica metallurgica e mineralogia tenuti da Christlieb Ehregott Gellert, quelli di chimica metallurgica impartiti da Frederich Hoffmann, di geometria sotterranea da Johannes Zeibt e di docimastica da Johann Andreas Klotsch. Le lezioni teoriche erano arricchite da esercitazioni pratiche e da visite alle miniere e agli impianti. A Freiberg era attivo un ente, l’Oberbergamt, fondato nel lontano 1542, preposto al controllo del patrimonio mineralogico, degli impianti di produzione dell’intera Sassonia e dei lasciapassare concessi eccezionalmente ai visitatori stranieri. Nel 1752, Robilant raccolse le sue esperienze in un’opera dal titolo "Viaggi e memorie relative alle miniere di Allemagna". Resa pubblica alla fine del Settecento, l’opera avrebbe dato vita a due pregevoli copie manoscritte conservate alla Biblioteca Reale di Torino e all’Accademia delle scienze di Torino: cinque volumi riccamente illustrati con i disegni degli impianti e delle macchine di cui l’autore era venuto a conoscenza durante il viaggio. Nel corso di quel viaggio, Robilant aveva acquistato una collezione di minerali destinata a creare la base del nuovo Museo di mineralogia presso l’Arsenale torinese, di cui lo stesso Robilant sarebbe diventato direttore. Ispettore generale delle miniere dal 1752, fece carriera militare come tenente generale di fanteria fino al grado di primo ingegnere del re. Ispettore delle miniere fino al 1779, dal 1762 al 1796 diresse la scuola di metallurgia e il laboratorio di chimica delle Reali Scuole d’artiglieria di Torino. Come ispettore generale delle miniere ricevette dal ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino il compito di controllare lo sfruttamento minerario in Sardegna. Il 25 luglio 1783 Robilant fu nominato socio dell’Accademia delle Scienze di Torino nell’anno della sua fondazione, una delle più prestigiose istituzioni dell’Europa di fine Settecento. Sotto la protezione e al servizio del governo sabaudo, l'Accademia sperimentava un interessante incontro fra pure istanze scientifiche e concreti programmi di riforma (di qui il motto dell’Accademia: «Veritas et utilitas»). Robilant ricevette quasi subito l’incarico di leggere i periodici e i giornali scientifici tedeschi che l’Accademia riceveva, riferendone ai consoci durante le riunioni. Egli pubblicò nei "Mémoires de l’Académie royale des sciences" alcuni saggi che coronavano un trentennio di ricerche ed erano destinati ad accrescere la fama internazionale del mineralogista. Fu anche membro della Reale Accademia di agricoltura. Fra i suoi lavori si può ricordare, inoltre, "De l’utilité et de l’importance des voyages, et des courses dans son propre pays" (Torino 1790). Dal 1788 al 1798 assunse la carica di capo del Congresso degli edili. Morì quando si stava rifondando l’Accademia delle scienze di Torino con il nome di "Accademia nazionale" a opera delle autorità napoleoniche. Robilant era fra coloro che, con Prospero Balbo, Lodovico Morozzo, Sigismondo Gerdil e Giuseppe Corte di Bonvicino, furono esclusi dalla lista dei soci, cedendo il posto a studiosi più graditi al nuovo regime.
Registrazione n°: IT/ItRC/AUTHA/00062344
data di creazione: 27-05-2020
data di aggiornamento:
27-05-2020
Titolo: Sur les différens procédés qui ont été employés a l’Hotel de la Monnoie de S.M. pour améliorer les traitements métallurgiques par le Chevalier de Robilant lieutenant général d'infanterie, premier ingénieur du roi. Commandant en chef le corps royal du génie, chef du corps des édiles, et membre de l'Académie Royale des Sciences
Pubblicazione: [Turin] : De l'Imprimerie Royale de Turin, [17--?]
Descrizione fisica: 95, [1] p., [2] c. di tav ; 4°
Titolo uniforme: Sur les différens procédés qui ont été employés a l’Hotel de la Monnoie de S.M. pour améliorer les traitements métallurgiques par le Chevalier de Robilant lieutenant général d'infanterie, premier ingénieur du roi. Commandant en chef le corps royal du génie, chef du corps des édiles, et membre de l'Académie Royale des Sciences
Impronta: é-t, e.me u-un 17l' (3) 0000 (Q)
Note riferite all'edizione e alla storia bibliografica: a-m⁴. - Nel front. vignetta calcografica rappresentante stemma sabaudo. - A c. m2v "Vu, permis d'imprimer Marozzo President de l'Academie" ; a c. m3r descrizione delle figure rappresentate nelle c. di tav. - In basso alle tavole si legge "gravé p I. X. Chianale
Nota riferita alla copia catalogata: Legatura in cartoncino marrone a pois con venature beige. - Sul contropiatto ant. in alto a sinistra numero di collocazione manoscritto a matita ; nella c. di guardia ant. dedica manoscritta a inchiostro nero "A Mons. Jean Fabbroni, Directeur du Cabinet Physique de Florence. De la part de Vassalli-Eandì", in basso timbro ellittico a inchiostro nero "Storia Tecnica CNR Genova" e etichetta vuota "Istituto di storia moderna e contemporanea CNR Genova". - In basso al front. incollata un'etichetta riportante "Fabbroni". - Alle c. a4 v, b4 v, c1 r e v, c.2 r note manoscritte nel testo ; a c.m4 v timbro rett a inchiostro nero riportante il n. di collocazione
Dalla dedica posta nella c. di guardia ant. pare che l'esemplare sia stato donato da Vassalli-Eandì a Giovanni Fabbroni. Il professore Antonio Maria Vassalli-Eandì (Torino 1761–1825) fu cresciuto dallo zio materno l'abate Giuseppe Eandì, professore di filosofia a Savigliano poi di geometria e di fisica nella Regia Università di Torino, del quale volle assumere il cognome ad avvenuta morte nel 1799. All'età di 18 anni, dopo un esame pubblico, fu ammesso al Real Collegio delle Provincie. Suo mentore fu Giovanni Battista Beccaria. Aveva interessi agrari sull'accrescimento degli alberi, sull'influenza della luna nella vegetazione, sulla possibilità di ricavare maggiore prodotto dalle coltivazioni; era appassionato di ricerche e trattati su elettricità e galvanismo, fino a diventare, nel 1792, professore accademico aggiunto. Scrisse numerose opere a scopo didattico, dedicate alla fisica, alla geometria, alla matematica, all'algebra. Fu nominato segretario dell'Accademia delle Scienze e, successivamente, consigliere amministrativo dell'Università di Torino. Negli ultimi anni, si dedicò alla meteorologia, fino a diventare direttore dell'Osservatorio accademico. Fu poi nominato direttore del Museo di storia naturale e infine, membro della Giunta accademica per il riordino del Museo egizio. Indagò, infatti, sulla conservazione delle mummie esaminandone le qualità igrometriche dei capelli, in particolare di una mummia tebana. Giovanni Valentino Mattia Fabbroni (Firenze, 1752 – Pisa, 1822) nacque da madre tedesca e sin da bambino si distinse per la sua capacità di imparare subito le lingue straniere. La sua famiglia era legata al mondo della musica e del teatro, dettagli che arricchirono la sua personalità tanto da attirare le ammirazioni di importanti personaggi: dal marchese E. di Ligniville, direttore della musica di camera e cappella, al granduca di Toscana, Pietro Leopoldo, al futuro presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson. La sua vera vocazione fu per le scienze naturali: frequentò a Firenze l'accademia del disegno e l'arcispedale di S. Maria Nuova. Dopo un soggiorno ad Ancona intorno al 1765, si recò più volte a Venezia con l'incarico di procurare prodotti naturali e strumenti scientifici, soprattutto vetri e apparecchiature ottiche, per i propri mentori in Toscana. Di quegli anni furono le prime esperienze microscopiche sulla tremella, un saprofita dalle spiccate qualità anabiotiche, condotte in collaborazione col Bicchierai, che attrassero l'attenzione del fisico di corte, Felice Fontana che, incaricato di organizzare il nuovo Museo di fisica e di storia naturale di Firenze, lo volle con lui e così Fabbroni entrò al servizio della Corona. Le necessità di aggiornamento ed espansione dell'istituto furono alla base del viaggio che tra il 1775 e il 1780 condusse Fontana e F. a soggiornare a Parigi e a Londra e a stabilire duraturi contatti con i maggiori scienziati del continente. Visitò le contee settentrionali dell'Inghilterra risalendo il bacino minerario del Derwent e spingendosi sino a Manchester e a Liverpool. Esplorò cave di carbone e giacimenti di metalli, acciaierie e coltellerie, fabbriche di cannoni, filatoi e tintorie. Si occupò della fabbricazione dell'acciaio e della manifattura delle porcellane, della produzione dell'acido solforico e delle nuove macchine tessili. Di tutto questo resta traccia in tre dei cinque quaderni di appunti conservati a Filadelfia "Fabbroni Papers", che finirono per costituire la riserva d'informazioni, spunti e suggerimenti per la sua opera di consulente tecnico-minerario dei Lorena. Ad Oxford e a Birmingham poté vedere all'opera, tra i primissimi italiani la nuova macchina a vapore a condensatore separato di Watt, che suggerì d'impiegare per il prosciugamento degli stagni maremmani e nello sfruttamento in profondità dei giacimenti minerari della Versilia. Il viaggio europeo si rivelò importante anche sul piano scientifico, tanto da pubblicare le "Réflexions", in cui asserisce che i lavori campestri andavano ridotti al minimo, proprio per non turbare gli spontanei processi di formazione dell'humus. La parte più stimolante del lavoro, ripreso e aggiornato dopo il soggiorno inglese, consiste nella importanza attribuita alla formazione dell'humus in rapporto ad una corretta pratica colturale e nell'analisi del ciclo metabolico vegetale secondo i più recenti apporti della fitofisiologia e della chimica dei gas. I temi affrontati da F. erano al centro del problema della fertilità dei suoli, che tanto occupò gli specialisti nello scorcio finale del secolo ponendo le basi per la nascita della chimica agraria e per la sua pronta ricezione in Toscana. Al rientro in patria, F. utilizzò il suo libro come programma di rinnovamento dell'agricoltura. Nel 1783 fu eletto socio dell'Accademia dei Georgofili, di cui assunse un anno dopo la segreteria per le corrispondenze fino al 1789. In questa veste si fece promotore del tentativo di rilancio dell'Accademia negli anni Ottanta, incentrato sulla difesa del liberoscambismo per tutti i settori dell'economia e sulla riforma tecnico-scientifica della pratica colturale. Si occupò così degli ingrassi vegetali e della diffusione di nuove piante, di problemi della vinificazione e delle applicazioni del calore nell'allevamento artificiale del pollame, di concimi e foraggere: tutto nell'intento di rafforzare la struttura tradizionale d'impiego dei suoli legata alla mezzadria. Dopo l'occupazione militare del 1800, F. svolse un'importante funzione di raccordo tra le esigenze della possidenza locale e le autorità francesi, adoperandosi per la conservazione degli istituti di cultura fiorentini e per la riduzione delle contribuzioni forzose alle armate gravanti, in particolare, sulla comunità della capitale. In seguito, passò al servizio dei Borbone Parma nell'ambito istituzionale del nuovo Regno d'Etruria. I rapporti con la dinastia furono buoni consentendogli di emergere come alto funzionario e notabile di rango nella vita del Regno. Nel 1802 venne nominato professore onorario alla università di Pisa. Riorganizzò la Zecca di Firenze, l'istituto di cui divenne poi direttore nel 1805, conservando la carica sino alla morte. Importante e fortunata fu anche la sua carriera in età napoleonica. In patria divenne difensore del liberismo in tutti i campi dell'economia e paladino di una riforma tecnica e scientifica dell'agricoltura. Diffuse nuove piante e affrontò i problemi relativi alla vinificazione, all'allevamento e all'uso dei concimi.
Responsabilità secondaria: Chianese, Giovanni Paolo Saverio (1766-1840 ; Torino) [Incisore]scheda di autorità
Lingua della pubblicazione: Francese
Paese di pubblicazione: Italia
Codice identificativo: IT/ItRC/00309096
data di creazione: 27-05-2020
data di aggiornamento: 27-05-2020
Monografia digitalizzata

Chi possiede questo Libro antico
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Disponibilità: Biblioteca - collocazione: Zona Consultazione: Y.II.4
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